La valutazione di un’azienda non è mai semplice, e ciò è ancor più vero nel caso di una start-up, che per sua natura presenta una forte componente di rischio imprenditoriale e che, avendo da poco avviato l’attività, potrebbe avere entrate e profitti nulli o comunque poco significativi.
Il valore delle start-up si basa su ipotesi e previsioni, piuttosto che su tendenze e dati storici di bilancio, e di conseguenza i metodi di valutazione utilizzati differiscono sostanzialmente da quelli applicati alle aziende consolidate.
Bisogna quindi fare ricorso a metodologie e approcci alternativi, in grado di cogliere anche elementi qualitativi ed intangibili.
Obiettivo comune delle valutazioni è quantificare il pre-money value, cioè il valore della start-up prima che riceva degli investimenti da finanziatori esterni. Dalla somma di pre-money value e apporto esterno di capitale, per esempio a seguito di un round di finanziamento, otterremo il post-money value.
Tra i metodi più utilizzati per stimare il valore di una startup segnaliamo i seguenti:
Venture Capital Method
Questo metodo stima il valore atteso della startup dopo 5-8 anni (Terminal Value o Exit Value). Questo valore rapportato al ROI atteso (return on investment o, in italiano, ritorno sugli investimenti) ci restituisce il post-money value.
In formula: Valutazione Post-money = Exit Value / Roi Atteso.
Se al post-money value sottraiamo il finanziamento che la startup sta richiedendo, otteniamo il pre-money value. Per calcolare il Terminal o Exit Value (il valore che l’azienda assume al momento della vendita) esistono diverse metodologie; un esempio è quello in cui si ipotizzano gli utili attesi e si applica a questi il price/earning medio del settore di riferimento.
Metodo Berkus
La valutazione effettuata con questo metodo prende in considerazione cinque fondamentali fattori di rischio:
- valore di base dell’idea di business (rischio del prodotto);
- tecnologia, ovvero il contenuto tecnologico del prodotto (rischio tecnologico);
- qualità manageriali del team (rischio di esecuzione);
- rapporti e partnership strategiche nel mercato di riferimento (rischio di mercato e competitivo);
- produzione e vendite (rischio finanziario o di produzione).
A seconda delle caratteristiche e dimensioni del mercato di riferimento, viene assegnato ad ogni rischio un valore compreso tra zero e 500mila euro. Sommando questi importi si ottiene una valutazione che sconta già una serie di rischi tipici ai quali la startup andrà incontro.
Metodo Scorecard (o Metodo Payne)
Questo metodo allarga l’analisi ad altre start-up già finanziate che operano nello stesso settore, applicando a questa “valutazione media di settore” un moltiplicatore specifico dato da una serie di fattori qualitativi e quantitativi che caratterizzano la start-up in oggetto.
Il primo passo è trovare la valutazione media del settore, un’informazione che è possibile ottenere tramite qualche indagine di mercato e che i business angel più esperti e i fondi VC potrebbero già avere. Il secondo passaggio consiste invece nel ricavare il moltiplicatore dalla somma di vari fattori chiave, a ciascuno dei quali cui viene assegnato un peso in percentuale che non può superare un valore massimo prestabilito:
Fattore | Valore massimo |
Forza del team | 30% |
Dimensione del mercato | 25% |
Prodotto / Tecnologia | 15% |
Contesto competitivo | 10% |
Marketing / Canali di vendita / Partnership | 10% |
Necessità di investimenti aggiuntivi | 5% |
Altro | 5% |
Con questa metodologia, il valore della start-up viene quindi calcolato andando a paragonare i valori recuperati con quelli del mercato di riferimento soppesati in relazione alle variabili.
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